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Channel: Trekking Biblico in Galilea

Il museo on-line dell’archeologia israeliana

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L’Authority Israeliana per le Antichità, il Museo Rockefeller, il Museo Israel di Gerusalemme e la Biblioteca Digitale dei Rotoli del Mar Morto hanno unito le forze per creare un vero e proprio museo archeologico su internet a portata di mouse.

Il sito (qui nella versione in inglese), regolarmente aggiornato con nuovi manufatti, mette a disposizione di ricercatori, curatori, studenti e del pubblico in generale, sia in Israele che all’estero, una selezione di antichi reperti provenienti dalle collezioni dei Tesori Nazionali, il Dipartimento dell’Authority responsabile della custodia, documentazione e salvaguardia delle antichità in Israele.

In un comunicato diffuso la scorsa settimana, l’Authority Israeliana per le Antichità ha annunciato che il sito presenterà anche 2.500 manufatti rari tratti dalle le più importanti raccolte archeologiche del Medio Oriente.

Le antichità sul sito sono disposte sia in ordine cronologico che per tipologia. La scheda informativa di ogni manufatto riporta dettagliati dati archeologici su provenienza, tipo, dimensioni, materiale, datazione e relativa bibliografia.

Inoltre, le immagini ad alta risoluzione dei manufatti possono essere acquistate on-line dagli archivi fotografici della Authority.

fonte: israele.net

foto: Moneta degli anni 68-69 e.v. (rivolta anti-romana), con la scritta in ebraico “shekel Israel” (siclo d’Israele), rinvenuta a Gerusalemme nella zona del Muro Occidentale (muro del pianto)


Il Cammino di Gesù

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Nuovo appuntamento all’interno del ciclo di incontri dei Sabati del Cammino, promossi dalla Libreria Terra Santa.

Incontro con padre Sergio Rotasperti, promotore del trekking biblico da Nazaret a Cafarnao (Israele), la strada che Gesù era solito percorrere per raggiungere il lago di Tiberiade.

Sabato 15 novembre 2014, presso la Libreria Terra Santa, ore 16.
Via Gherardini, 2 – Milano.

Lo stile di Gesù

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De Buffon si pose la domanda: “Che cos’è lo stile?”, e cercò di rispondervi nel 1753 con il Discorso sullo stile, sintetizzabile nella locuzione: “Lo stile è l’uomo stesso”. In seguito sono venute altre definizioni dello stile: “Lo stile è la fisionomia dello spirito” (Arthur Schopenhauer); “Non c’è arte dove non c’è stile” (Oscar Wilde); “Lo stile è superiore alla verità, porta in sé la dimostrazione dell’esistenza” (Gottfried Benn).

Lo stile è l’uomo!

Sì, lo stile è l’uomo stesso, l’uomo reale, concreto, in carne e ossa, corpo e spirito, razionalità e sentimento. Se non c’è stile, non c’è persona, c’è tohu wa-bohu (Gen 1,2), o il vuoto o il caos; se non c’è stile, uno non sa chi è, che cosa fa, che cosa ha. Ecco perché lo stile lascia un’aura indefinibile nella persona: un’aura che dipende dalla sua intimità, dalla sua vita interiore, ma anche dal suo parlare che sceglie tonalità di voce diverse, adeguate alla situazione e all’interlocutore, dal suo modo di camminare capace di narrare la persona, dal suo modo di mangiare facendo di quell’atto un evento sempre conviviale, contro ogni barbarie, consumismo e depredazione. Lo stile così esercitato si rifrange sul tacere, sul toccare, sul sentire il mondo, sul riposarsi e sul divertirsi.

Assumere uno stile abbisogna di tanta vigilanza e di molto tempo: occorre vigilare su di sé, avere cura del corpo così come dell’interiorità; e occorre dedicarvi tanto tempo, perché ciò che si tenta di fare, con fatica, solo nel tempo e a volte dopo molti tentativi falliti diventa abituale, un habitus che conferisce e manifesta lo stile. Lo stile – oso dire – è l’epifania della passione di un uomo; è l’epifania della sua cella più segreta, il cuore; è il chiarore emanato dal fuoco che ognuno fa ardere in sé. Per questo lo stile o è sincero, o non è stile!

«Imparate da me»

Ciò che emerge dai vangeli è che Gesù aveva uno stile preciso: nel vivere quotidiano, nel parlare, nello stare con gli altri, nell’incontrarli, nel toccarli e nel farsi toccare, nel guardarli e nel lasciarsi guardare, nel camminare un po’ in fretta e con una meta precisa, il volto teso verso l’invisibile ma capace di mettere i propri occhi negli occhi di chi incontrava… Per questo i cristiani, discepoli di Gesù, non dovrebbero mai prescindere dallo stile di comunicazione e di prassi: questo perché lo stile è tanto importante quanto il contenuto del messaggio. Non si può comunicare una buona notizia – tanto meno la buona notizia che è il vangelo – attraverso una cattiva comunicazione, non si possono annunciare la pace, la mitezza, la riconciliazione, la misericordia con uno stile arrogante che vuole imporre e appare pretenzioso. È significativo che nei vangeli si trovino sulla bocca di Gesù più avvertimenti sullo stile che non sul contenuto del messaggio da predicare. Il messaggio è sempre breve, sintetico e riguarda essenzialmente la venuta del regno di Dio, mentre le parole di Gesù su come tale messaggio debba essere annunciato sono molte, precise e puntuali: “Andate come pecore tra i lupi” (cf. Mt 10,16); “Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29); “Non fate come gli ipocriti” (cf. Mt 6,2.5.16)…

«Cristiani con stile»

Lo stile con cui il cristiano sta nel mondo e nella storia è dunque determinante: da esso dipende la fede stessa, che non può mai essere contraddetta dai mezzi e dai modi con cui è narrata, trasmessa o testimoniata. Ecco perché, a mio avviso, tra le più gravi contraddizioni a una testimonianza cristiana efficace oggi va segnalata proprio la mancanza di stile: nel comunicare innanzitutto, ma anche nel cercare di vivere le esigenze evangeliche. Uomini e donne, cristiani generosi e convinti, assumono sovente uno stile che impedisce al loro messaggio di raggiungere il cuore degli altri. La loro ostentata sicurezza, il loro sentirsi possessori della verità, la loro presenza totalitaria, il loro parlare autoreferenziale, il loro sentirsi i veri cristiani, la loro ossessione di “mostrare i muscoli” e di contare: tutto questo è una smentita del vangelo che vorrebbero annunciare. Davvero ci resta ancora molto da imparare dalla mitezza e dall’umiltà di Gesù: ne va della qualità della nostra vita e dei nostri rapporti con gli altri ma, prima ancora, della corsa del Vangelo nella storia.

Enzo Bianchi

Da Jesus 2013

Jesus Trail GPS v.5.0

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Dal marzo 2015 è disponibile l’aggiornamento del percorso jesus trail. Per informazioni vedi: http://jesustrail.com/route-maps/gps.

 

Un giorno con Gesù

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Giulio Michelini è un frate minore che insegna Nuovo Testamento presso lo Studio Teologico di Assisi. La sua recente pubblicazione Un giorno con Gesù. La giornata di Cafarnao nel Vangelo di Marco” (edizioni san Paolo, 2015) offre chiavi di lettura per comprendere il senso da attribuire al termine ‘giornata’. Secondo l’autore la giornata di Gesù inizia con il sabato paradigma della presenza di Dio e del suo modo di operare misericordioso. L’agile volume (in formato anche ebook) non solo presenta indicazioni bibliche e la problematicità di alcuni testi ma offre pennellate storiche, archeologiche su Cafarnao e il suo contesto. Inoltre in dialogo con la tradizione letteraria ebraica  in ogni capitolo il lettore trova indicazioni per l’oggi.

Dal libro qui di seguito a mo di saggio presentiamo la parte finale del volume, invitando il lettore a gustare l’intero libro.

Tornare a Cafarnao

Tornare in Galilea, dopo la storia della passione e morte di Gesù, ha significato per i suoi discepoli incontrare lì il Risorto, come i vangeli di Matteo e Giovanni raccontano (cfr. Mt 28,16-20; Gv 21).

Scendendo verso il lago e andando a Cafarnao, i discepoli avranno ricordato il discorso sul pane che – secondo il vangelo di Giovanni (Gv 6,36-58) – Gesù tenne in quella sinagoga (cfr. Gv 26,59: «Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafarnao»). Lì, in quella sinagoga dove aveva pregato e insegnato, aveva lasciato la memoria della sua vita donata e presente nell’Eucaristia.

Andare a Cafarnao significa riscoprire la presenza della Madre del Signore, che era venuta a cercare Gesù, e lì, «stando fuori» (Mc 3,31) – senza cioè poter comprendere fino in fondo il segreto di quel Figlio –, ha accettato però di avanzare con lui nella fede (cfr. Lumen Gentium, 58), divenendo sua discepola.

Rivedere la casa di Pietro permette di celebrare la propria personale vocazione alla vita cristiana, chiamata che l’apostolo ha lì ricevuto («Venite dietro a me!»; Mc 1,17); permette di accogliere il suo ruolo di primo dei discepoli di Gesù, perché a lui proprio lì si rivolsero per chiedere cose sul suo Maestro (cfr. Mt 17,24); permette di riconoscere in Pietro il discepolo amato e perdonato, che se ha deluso Gesù – pensando come il tentatore («Va’ dietro a me, Satana!»; Mc 8,33), o rinnegando il Messia sofferente (Mc 14,66-72) – non è stato per questo allontanato ma, ancora sul lago, lì dove era stato chiamato la prima volta, è stato nuovamente chiamato («Seguimi!»; Gv 21,19) e reintegrato (cfr. Gv 21,15-19).

Oggi, tornare come pellegrini a Cafarnao e varcare la soglia di quel cancello col cartello in lingua inglese, per i pellegrini di tutto il mondo, «Capharnaum, the Town of Jesus», significa non solo ripercorrere la giornata di Gesù nella città della Galilea, ma anche imparare dalla storia che lì, da allora, si è svolta.

La casa dove sarebbe stato ospitato Gesù è ancora oggi visitabile, grazie ai lavori degli archeologi francescani, e sopra di essa si trova un santuario dedicato alla memoria di san Pietro.

Sopra i resti della sinagoga nella quale Gesù ha predicato e compiuto un esorcismo (la “sinagoga nera”, dal colore del muro di basalto) sono ben visibili altri resti di una sinagoga successiva, del V secolo (la “sinagoga bianca”). Il fatto che un edificio giudaico così antico si trovi a poche decine di metri dalla memoria cristiana della casa di Pietro, dice molte cose. «A Cafarnao, la presenza della sinagoga e della prima comunità giudeo cristiana nella vicina casa di Pietro è un esempio di convivenza, almeno fino al IV secolo, tra ebrei e cristiani e di maturazione della propria identità religiosa» (L. Orlando, La giornata di Gesù a Cafarnao, 163-164). In quel luogo, insomma, il giudaismo e il nascente cristianesimo hanno convissuto fino e oltre la cosiddetta “separazione”. Ricordare che Gesù era ebreo è necessario, perché – come ha scritto papa Francesco – «la Chiesa, che condivide con l’Ebraismo una parte importante delle Sacre Scritture, considera il popolo dell’Alleanza e la sua fede come una radice sacra della propria identità cristiana (cfr. Rm 11,16-18). Come cristiani non possiamo considerare l’Ebraismo come una religione estranea, né includiamo gli ebrei tra quanti sono chiamati ad abbandonare gli idoli per convertirsi al vero Dio (cfr. 1Ts 1,9). Crediamo insieme con loro nell’unico Dio che agisce nella storia, e accogliamo con loro la comune Parola rivelata» (Evangelii Gaudium, 247). Visitare ed entrare, anche se solo idealmente, ma con tutto il cuore e l’affetto, nella sinagoga di Cafarnao, ci permette di ricordare quanto è stato fatto da Gesù quel giorno insieme ai suoi fratelli ebrei, e quanto possiamo oggi fare ancora, perché, nonostante le tante differenze, tra l’Ebraismo e la Chiesa vi è «una ricca complementarietà che ci permette di leggere insieme i testi della Bibbia ebraica e aiutarci vicendevolmente a sviscerare le ricchezze della Parola» (249).

A Cafarnao si può ancora incontrare Gesù: in una sinagoga, mentre prega col suo popolo; in una casa, dove vive la dimensione più laica della quotidianità; per le strade di quel villaggio, mentre guarisce; poco distante, in un luogo nascosto, dove prega da solo. Lì si può incontrarlo, ma non ci si può fermare a lungo. Come i discepoli sono partiti per seguire Gesù, che da lì è andato «nei villaggi vicini», così in quella città della Galilea si può ancora udire la sua voce: «Andiamocene altrove!» (Mc 1,38).

Trekking biblico estate 2017

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Pensato per chi desidera visitare alcuni luoghi in Terra santa in modo alternativo, camminando “con la bibbia in mano”.

Scopo: esplorare una delle regioni più affascinanti di Israele, vivere un’esperienza di lettura della Bibbia e di condivisione con altre persone.

ITALIA | NAZARETH
6 agosto 2017

Ritrovo dei partecipanti all’aeroporto desiderato; disbrigo delle formalità d’imbarco e partenza con volo di linea per Tel Aviv, transitando per lo scalo di Roma. Arrivo nel primo pomeriggio, incontro con la guida, P. Sergio Rotasperti ed inizio della nostra avventura. Trasferimento a Nazareth. Sistemazione in albergo/casa religiosa, cena e pernottamento.

NAZARETH | CANA
7 agosto 2017

Distanza a piedi: 14,6 km Tempo impiegato: 4 ore La nostra giornata inizia con la prima tappa: la visita alla Basilica dell’Annunciazione, e ci s’inoltra inerpicandosi nei tipici stretti vicoli dell’antico centro di Nazaret. Il cammino procede a piedi verso il parco archeologico di Zippori, e prosegue a Mash’had piccolo villaggio arabo per concludersi a Kafr Kana.

LAGO DI TIBERIADE
8 agosto 2017

Distanza a piedi: 15,50 km Tempo impiegato: 5 ore In mattinata saliamo sul monte Arbel che si trova nell’omonimo parco nazionale, per poi scendere verso la depressione del lago di Tiberiade in località Migdal. Tempo per la visita al lago.

CAFARNAO | GERUSALEMME
9 agosto 2017

Distanza a piedi: 6 km Tempo impiegato: 1 h 30 min. Continua il nostro approfondimento al lago di Tiberiade. La tappa inizia dal santuario di Tabgha, prosegue al Santuario del Primato di Pietro, sale sul monte delle Beatitudini e termina a Cafarnao. Nel pomeriggio trasferimento in bus in privato a Gerusalemme passando per Qasr-al-Yahud, il luogo del battesimo di Gesù che si trova di fronte a Betania di Giordania Arrivo in serata a Gerusalemme.

GERUSALEMME
10 agosto 2017

La giornata di oggi ha come filo conduttore la passione di Gesù. Per questo consigliamo di camminare in un clima di silenzio e preghiera, portando con sé la Bibbia per seguire con più concentrazione la lettura dei testi. Proponiamo una tappa davvero ricca di soste, letture, preghiere e meditazioni.

GERUSALEMME
11 agosto 2017

Partendo dal Cenacolo, scenderemo fino al Getsemani, per poi risalire la via dolorosa, terminando alla Basilica del Santo Sepolcro La giornata inizia dal Santo Sepolcro e prosegue per le vie di Gerusalemme per visitare il quartiere ebraico, musulmano ed armeno.

BETLEMME
12 agosto 2017

Distanza a piedi: 9,30 km Tempo impiegato: 2 ore circa Il percorso inizia alla porta di Giaffa e prosegue fino a Betlemme (che raggiungeremo a piedi) dove visiteremo la  Basilica della Natività. Progettiamo di incontrare una realtà palestinese. Nel tardo pomeriggio rientriamo a Gerusalemme in bus privato.

EMMAUS | ITALIA
13 agosto 2017

In mattinata raggiungiamo in bus Emmaus –Nicopolis. Terminiamo il trekking con la celebrazione eucaristica nella basilica bizantina. Operazioni d’imbarco e partenza per l’Italia e termine del viaggio.

Iscrizioni

Festival Biblico 2017: Presentazione del Trekking Biblico in Galilea

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Padova, venerdì 19 maggio – Festival Biblico 2017: Presentazione del TREKKING BIBLICO IN GALILEA, da Nazaret a Cafarnao

Pregare Smart

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Quando lo uso, qualche volta, in cappella in comunità, alcuni confratelli mi guardano male. Il cellulare per pregare fa strano, è vero. Con i gruppi giovani e con gli universitari, invece, oggi, è più che normale: l’altro giorno, per una lectio, non c’erano abbastanza Bibbie e così abbiamo tutti tirato fuori lo smartphone ed è stato un gioco da ragazzi.

Anche in Italia, il panorama delle app legate alla preghiera e alla liturgia in generale si sta ampliando sempre di più. Il fenomeno è decisamente in crescita: ci sono applicazioni di tutti i tipi, a seconda delle esigenze e delle sensibilità. C’è il rosario, l’ufficio delle ore, il catalogo delle preghiere cristiane più note, le letture della messa quotidiana…

Inutile girarci attorno: il fatto è che i dispositivi smart che utilizziamo diventano sempre più multitasking e pervasivi in tanti frangenti della nostra vita.

Lasciamo per un attimo da parte le considerazioni antropologiche e sociologiche di questo fenomeno, trascuriamo un secondo le entusiastiche fanfare del “futuro-che-è-già-qui” e pure le tristi elegie del passato “che-le-cose-le-potevi-toccare-con-mano”. Semplicemente, le applicazioni di cui parliamo sono state create per agevolare la preghiera e per poter pregare in qualunque momento: comodità e utilità, al tempo stesso, a servizio di una dimensione centrale della fede cristiana.

Condividiamo quindi una piccolissima ricerca (decisamente non esaustiva) che abbiamo fatto nel mondo delle Catholic Apps. Ne vediamo alcune, seguendo due criteri fondamentali. Il primo è quella della gratuità: tutte le app riportate sono completamente free, dal download all’assenza di acquisti in-app. Il secondo è quello della lingua italiana.

iBreviary

Forse la più famosa applicazione per la preghiera, iBreviary nasce come progetto Pro terra sancta, in parternship con la Custodia di Terra Santa e, da qualche tempo, con altre realtà, come liturgiagiovane.it e alcune congregazioni religiose (Salesiani, Passionisti, Preziosissimo Sangue del Signore). Disponibile in varie lingue, offre la preghiera delle ore, le letture del lezionario quotidiano e altre preghiere e riti.

Accattivante nella grafica – forse la più accattivante delle app in circolazione –, abbastanza intuitiva e versatile, questa app è disponibile per Android e Apple. Richiede la connessione a wi-fi o comunque il traffico dati attivo, dato che scarica dal database online il materiale desiderato (si possono però scaricare intere giornate, in modo da potere poi utilizzare il dispositivo off-line per un certo periodo di tempo).

Oggi è disponibile anche l’opzione audio dei testi, ottenuta tramite un sintetizzatore automatico: la voce è intelligibile, ma la qualità resta scarsa.

ePrex

Questa applicazione nasce in maniera più “umile” di altre, come un progetto personale di Marco Del Pin. Scrive lui stesso nelle informazioni dell’app: «l’app ePrex è nata come un progetto personale per sopperire alla mia pigrizia di dover “navigare” nel salterio alla mattina quando si è ancora un po’ assonnati».

La grafica è meno elaborata e accattivante di altre applicazioni, ma ciò contribuisce alla semplicità e all’elevata intuitività di utilizzo.

Un estremo punto di forza dell’applicazione è la possibilità di poter utilizzare l’applicazione in maniera totalmente off-line. Scaricando ePrex, infatti, si scarica anche l’intero database della liturgia dell’anno (salterio intero e letture della messa) e quindi non c’è alcun bisogno di scaricare materiale on-line. Una bella comodità.

Anche qui c’è la possibilità di ascoltare l’audio dei testi delle preghiere, ma la tecnologia usata è sempre quella del sintetizzatore vocale automatico: comodo ma decisamente poco appetibile.

Liturgia delle ore

Questa è l’applicazione ufficiale della Conferenza episcopale italiana. Si presenta graficamente molto bene, elegante e sobria al tempo stesso. Non contiene le letture del giorno ma solo le preghiere dell’ufficio divino, oltre che i documenti ufficiali inerenti alla preghiera quotidiana.

Molto interessante è la possibilità di ascoltare le preghiere recitate, ma non dal solito sintetizzatore vocale automatico. I salmi, gli inni, le antifone… tutto è stato registrato presso il Collegio Internazionale San Lorenzo da Brindisi (Roma), da voci soliste, coro, organo e salterio. La qualità è decisamente alta.

Nota personale: è un’opzione utilissima quando si va in macchina per lunghi viaggi e non si ha il tempo di recitare vespri o lodi. In questo modo si possono seguire con piacere e facilità.

Preg.audio

Dal 1998 a Riccione è presente la realtà Puntogiovane, che nasce come progetto per la pastorale giovanile diocesana, centrato sull’esperienza della convivenza fraterna tra giovani. Un gruppo di educatori di Puntogiovane ha pensato bene di implementare un’app per la preghiera personale. Come dice il nome, il punto di forza di Pregaudio è quello di far sentire la preghiera.

Le varie preghiere del giorno sono registrate e la qualità audio è molto buona. Lo stile è giovane e fresco e, rispetto all’app della CEI, gli arrangiamenti musicali sono decisamente meno… “classici”. Non contiene tutte le preghiere del giorno (solo lodi, vespri e compieta), ma dà la possibilità di leggere (e ascoltare) anche il vangelo del giorno.

Altra opzione interessante è la sveglia, impostabile a qualunque orario, per avere un piccolo memorandum per la preghiera.

Vivi la Parola

Questa applicazione non è nota come le precedenti. La sua caratteristica essenziale – e il suo punto di forza – è l’estrema semplicità. Non c’è la possibilità di pregare l’ufficio divino, ma solo di leggere le letture del giorno e l’eucologia della messa quotidiana. La grafica è davvero minimalista e massimamente intuitiva. Viva la leggerezza.

Rosario

Qui ci sarebbe da aprire un elenco infinito. Riportiamo solo questa applicazione quale campione e testimone di una categoria intera e popolosa: le applicazioni sul rosario e altre note devozioni cristiane.

Questa, implementata da Marcello Pietrelli, è la più scaricata (ad oggi 50.334) e la più votata (5 stelle su 5). Cosa fa? Semplice: esattamente quello che dice il suo nome. È possibile pregare il rosario sia in modalità silenziosa (tiene il conto delle preghiere, mostra alcune brevi meditazioni per ogni mistero…), sia seguirlo recitato (con diverse voci da scegliere).

Marco Mazzotti

Fonte: settimananews


Bibbia nello zaino e APP

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Quale Bibbia portare nello zaino? Naturalmente vi sono moltissime possibilità. Ne proponiamo tre.

Bibbia di Gerusalemme

Sicuramente la più scientifica e affidabile a nostro parere è la Bibbia di Gerusalemme. Oltre ad avere il testo della CEI 2008 la sua caratteristica sono le note a piè pagina e i rimandi intertestuali, molto importanti per approfondire il testo biblico.
La Bibbia di Gerusalemme è edita presso le EDB e qui trovate tutto ciò che vi serve: https://www.dehoniane.it/bibbia-di-gerusalemme. Particolarmente utile per il formato e la consistenyza è la Bibbia del pellegrino.
Purtroppo non vi è un’edizione per apple o android e questo è un grande limite.

APP BIBBIA CEI

La CEI ha reso disponibile il testo della Bibbia 2008 con un’applicazione che funziona anche offline. Sicuramente utile per chi non vuole portare pesi nello zino.
“App Bibbia CEI nasce gratuita per offrire a tutti una nuova esperienza di lettura della Sacra Bibbia. È la prima e unica APP a proporre il testo biblico nella traduzione ufficiale 2008 della Conferenza Episcopale Italiana, completo dell’apparato critico. L’applicazione offre accurate funzioni di lettura, navigazione e ricerca. Permette di inserire segnalibri e annotazioni personali per archiviarli e portarli sempre con sé. Consente condivisioni in diverse modalità”.

La Parola

Un altro interessante strumento è l’applicazione la Parola. Qui trovate il testo italiano, ma anche in altre lingue. “Con questo programma è possibile leggere il testo della Bibbia e ricercare parole e frasi nel testo. Ci sono anche i segnalibri, preferiti, la condivisione, un evidenziatore, la sintesi vocale, e piani di lettura (tutta la Bibbia in un anno, la liturgia del rito romano e rito ambrosiano)”. L’applicazione funziona anche offline. Disponibile per Android e Apple

 

La Terra che dà Vita alla vita

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Padre Sergio Rotasperti è un biblista e accompagna da anni gruppi di pellegrini in Terra Santa. Con il passare degli anni ha sperimentato alcune proposte ad hoc, dai pellegrinaggi con la Bibbia in mano nei quali si dedica più tempo alla meditazione della Parola di Dio ai trekking biblici, cammini a piedi nella Terra del Santo.

Padre Sergio, da molti anni lei guida pellegrinaggi in Terra Santa “con la Bibbia in mano”. Cosa può raccontarci a questo proposito?

Ci sono tanti modi per andare in Terra Santa, uno di quelli più profondi è andare cercando di comprendere le Scritture, cominciando da Gerusalemme. Uno si riappropria delle Scritture nel momento in cui le fa rivivere con gli occhi. Questo è un dato comune a molti pellegrini. Molti mi dicono: «adesso che torno a casa capisco le Scritture» perché possono magari localizzare l’evento. Leggere le Scritture sul posto significa dare corpo, occhi, profumo, sentimenti… tutto ciò che una lettura solo mentale o lontano dalla terra non ti dà.

Per molti anni ho portato avanti i miei studi biblici ma quando sono andato in Terra Santa mi si sono aperti gli occhi: non basta la Terra Santa per leggere la Scrittura ma se non la leggi in Terra Santa il tuo modo di leggere la Bibbia rimane limitato e limitante. Infatti, la chiamiamo il Quinto Vangelo.

Chiaramente, il rapporto tra Bibbia e Terra Santa non si esaurisce una volta che si va in Terra Santa. La Terra Santa smuove alcuni snodi di conoscenza biblica archeologica e se uno sa presentare bene la Bibbia, riesce a suscitare nel pellegrino l’amore per la Scrittura che deve continuare anche quando si torna a casa. Per dare dignità a questa terra bisogna ripartire dal linguaggio biblico.

Ascoltandola parlare si percepisce come la Terra Santa non sia solo un luogo di lavoro ma racchiuda un’esperienza molto più profonda e integrale della sua esistenza…

Per me la Terra Santa simbolicamente racchiude tutto il mio essere. Credo che la geografia e il mondo biblico richiamino tutto il mondo interiore di una persona e, quindi, anche il mio. Quando vado in Terra Santa leggo e rileggo con le persone le Scritture ma leggo e rileggo anche me stesso. Approfondendo questo mondo riscopro meglio me stesso e si tratta di un esercizio sempre nuovo. I testi che si leggono sono sempre gli stessi ma sono maieutici e hanno il potere di suscitare in me una risposta tirando fuori sempre cose nuove.

Lei ha anche fatto vari trekking biblici. Quale sguardo differente sui luoghi e sulla Scrittura permette il cammino?

L’esperienza del camminare è unica e non la si può paragonare a nessun altro itinerario. Quando si va in pullman normalmente si sperimenta la Terra Santa con la fretta. Il cammino ti permette di recuperare la dimensione del tempo. Da Nazareth a Cafarnao con il pullman sono venti minuti, massimo mezz’ora. Percorrendo a piedi questa distanza ci possono volere fra le tre e le cinque ore ma è imparagonabile il tempo che si consacra a questo percorso e a gustarne i particolari.

Un paio di anni fa ho fatto il cammino da Jenin a Gerico. Non si tratta di un trekking prettamente biblico ma lì l’esperienza con il popolo palestinese, nel camminare la terra dei patriarchi, è stata meravigliosa. Ci siamo sentiti accolti da un popolo e allo stesso tempo interamente dipendenti ed è qualcosa che non si può descrivere.

Chi sceglie di fare un trekking normalmente sente il desiderio di qualcosa di più profondo e spesso nel cammino si vive un’esperienza simile a quella dei discepoli di Emmaus. Lungo il cammino condividi con lo sconosciuto e vengono fuori le domande della vita. In questa terra le persone aprono subito il cuore, entri in un clima nel quale si dà un tempo a se stessi e all’altro, leggiamo la Scrittura che è la chiave di lettura della giornata e abbassiamo le barriere. I muri che possono esserci fra persone che non si conoscono magicamente scompaiono e non si ha paura di mettersi a nudo.

Penso che questo sia uno dei doni del camminare a piedi in questa terra perché quando uno decide di andare in Terra Santa e di farlo a piedi parte già con un desiderio, una domanda alla quale cerca una risposta, che sia umana o spirituale, un dolore, oppure è qualcuno che si trova in qualche situazione conflittuale o deve prendere una scelta.

In questi anni di pellegrinaggio, può raccontarci di una situazione o persona che le è particolarmente rimasta nel cuore?

La storia che sto per raccontare ha evangelizzato la mia vita e anche la mia maniera di pensare alla morte. Una coppia cercava da tempo di andare in Terra Santa ma, per un motivo o per l’altro, non erano mai riusciti a partire. Alla moglie viene diagnosticato un cancro alle ossa a ridosso del trentesimo anniversario di matrimonio. Prima di morire dice al marito di voler fare questo pellegrinaggio in Terra Santa e decidono di partire insieme al figlio. Ovviamente, nessuna agenzia voleva portarli… L’agenzia con la quale collaboro mi ha dunque contattato per dirmi che non si sentiva di rifiutare la loro richiesta e mi chiedono se posso andare con questo gruppo.

Durante il pellegrinaggio ci è capitato di andare al romitaggio del Getsemani e quel pomeriggio ho dato del tempo per la preghiera personale. La signora mi chiede di poter ricevere l’Unzione degli Infermi e abbiamo preparato tutto nella cappellina. Prima del rito, un’altra persona del gruppo si alza e chiede di ricevere il sacramento perché – dice al gruppo in quel momento – anche lei è malata di cancro. E poi un’altra persona… Sono rimasto così toccato da ciò che la gente si porta nel cuore.

Qualche mese dopo, la prima signora è morta e dopo un po’ di tempo ho risentito il figlio di questa coppia. I mesi dopo il pellegrinaggio – mi ha raccontato – sono stati pieni di sofferenza per la malattia ma sua mamma continuava a ripetere che ripensando alla Terra Santa aveva la forza di continuare e non aveva paura.

Penso che lo Spirito Santo agisca in modi che non capiamo. Questa esperienza mi ha evangelizzato e mi ha insegnato il coraggio di seminare e dare forza. La Terra Santa dà vita dove apparentemente non ce n’è. La lettura biblica e spirituale dà Vita alla vita.

Il pellegrinaggio non è tanto visitare posti. La Terra Santa evangelizza le persone, così come ha evangelizzato questa donna. La memoria dei luoghi del Signore l’ha fatta andare incontro alla morte con serenità, nonostante le grandi sofferenze. Posso testimoniare che per molte persone, anche se in maniera diversa, l’esperienza è profondamente la stessa.

E un posto?

Il luogo più bello per me è il deserto. Credo che il Negev sia il luogo che più mi affascina e mi parla con il suo silenzio. Ti permette di entrare in te stesso, in Dio, nella natura e nella storia. Sembra di risentire Osea «Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os 2,16) e le molte pagine bibliche che parlano del cammino di questo popolo.

Intervista a cura di Elena Dini
(primavera 2019)

fonte: oessh.va





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